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Intervista all'architetto Fabio Passon

 

Intervistiamo l’architetto Fabio Passon, dello studio di architettura DAIR Architects di Udine.

 

Che percorso di studi ha effettuato per diventare architetto?

Mi sono laureato in Scienze dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Trieste nel 2005 con votazione 110/110 e lode, successivamente in Architettura Civile presso il Politecnico di Milano nel 2008 con 110/110.

Nello stesso anno ho superato alla prima sessione l’Esame di Stato e ho iniziato ad esercitare la libera professione.

 

Qual è stato il suo percorso professionale fino ad oggi?

Dal 2006 al 2010 ho collaborato con diversi studi in Lombardia e FVG, spaziando dall’allestimento, alla progettazione di uffici, stabilimenti produttivi e residenze curando personalmente alcuni progetti di hospitality dopo aver vinto una borsa di studio presso il Politecnico di Milano.

Nel 2012 ho fondato lo studio DAIR Architetti Associati, con l’arch. Chiara Bettuzzi. 

Nel campo del disegno industriale ho lavorato con numerose aziende operanti in diversi ambiti. Il progetto più famoso è stato il tavolo Bree e Onda, sviluppato in collaborazione con l’arch. Marco Savorgnani, e vincitore del primo progetto G.B. Grattoni e prodotto da Riva1920.

Presentato a diverse edizioni del salone internazionale IMM a Colonia, è stato più volte esposto anche al Salone del Mobile di Milano, a May Design Series a Londra e selezionato tra pochi prodotti di design, esposti durante la prima edizione del Salone del Mobile Milano–Shanghai. 

Premiato con la Best of Year Design Award Honoree a New York nel 2014, ha ricevuto al Parlamento Europeo di Bruxelles un premio alla prima edizione dell’European Product Design Award nel 2017.

Socio ADI–Associazione per il Disegno Industriale, nel 2016 sono stato eletto Vice Presidente della delegazione ADI Friuli Venezia Giulia. Attivo in ambito associativo ricopro cariche provinciali, regionali e nazionali all’interno di Confcommercio-Imprese per l’Italia.

Dal 2020 sono Presidente del consiglio di amministrazione di CATT FVG srl.In ambito internazionale e dal 2021 Vice Presidente dei giovani imprenditori europei - JEUNE.

Dal 2022 titolare unico di DAIR Architects.

 

Cosa ama della sua professione e perché l’ha scelta?

La possibilità di spaziare dalla scala del dettaglio al millimetro alla scala urbana, ma anche la varietà di interlocutori con cui confrontarsi per risolvere le normali problematiche che nascono quando devo tradurre l'idea in un edificio efficiente e coerente con tante variabili (burocrazia, tempo, costi, fattibilità tecnica, fattibilità normativa) la non ripetitività e la non standardizzazione.

Ogni giorno è diverso e non si ripete mai una routine.

 

Quali sono le principali difficoltà della sua professione?

Complessità/vastità della tematica e l’impossibilità di gestire tutte le variabili imprevedibili. 

E’ necessaria una conoscenza enciclopedica.

 

Secondo lei, qual è il ruolo principale di un architetto?

Dirigere l'esecuzione di concerto da parte di un'orchestra, dopo aver scritto su un pentagramma vuoto una nuova sinfonia. 

Al termine della prima e unica esecuzione del concerto, azzerare tutto. Ripartire dal pentagramma vuoto e scegliere una differente orchestra per l'esecuzione.

 

Qual è, secondo lei, una qualità indispensabile per esercitare la sua professione?

Curiosità, flessibilità, capacità di problem solving, passione.

 

Cosa la motiva di più nella sua professione?

La possibilità di dare risposte esaustive ad esigenze sempre diverse ed uniche per clienti con capacità, possibilità e provenienza sempre diversa.

La non ripetitività di un'azione immutata nel tempo.

 

Di quale progetto conserva più ricordi?

Ogni progetto ha un suo momento memorabile, di tutti il migliore è quando il committente entra in possesso degli spazi e li sente suoi, come li aveva immaginati.

Quello più emozionante è invece stata la premiazione a New York per il Best of Year Award nel 2014 all'interno del Frank Gehry Building.

 

Se dovesse costruirsi una casa, che aspetto avrebbe?

Dovrebbe essere in relazione con la natura, la normale prosecuzione dell'esterno all'interno e vice versa.

 

Dove trova l’ispirazione?

Nella natura e nella tecnologia che ci circonda.

 

Come definisce la relazione tra l’architetto e il cliente?

Un'alchimia ogni volta diversa, è necessaria una particolare capacità di ascolto e di sintesi per tradurre esigenze spesso poco chiare allo stesso cliente. 

Un processo di indagine, di rappresentazione di un'idea immateriale che si trasforma in un edificio che ha risolto tutte le variabili (anche quelle imprevedibili) senza snaturare la lista dei desideri del cliente.

 

In cosa è specializzato?

Interior design in ambito Ho.Re.Ca, uffici e residenziale.

 

Qual è la sua app preferita al momento?

 BIMx

 

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e aver preso parte a questa intervista.

Se state cercando un architetto a Udine e provincia visitate la scheda profilo dell’architetto Fabio Passon sul nostro portale!

 

Intervista all'architetto Fabio Passon
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