Quando l’agricoltura urbana ridisegna le città
In un ambiente urbano può essere difficile trovare spazi verdi sufficienti per ristabilire un contatto con la natura.
Oggi il 58% della popolazione mondiale vive nelle città, e, secondo le previsioni dell’ONU, si raggiungerà l’80% entro il 2050.
Orti sul tetto, fattorie verticali, giardini cogestiti: l’urban farming, o agricoltura urbana, è dappertutto. Ma cos’è? Lo scopo dell’agricoltura urbana è quello di creare un’agricoltura costruita intorno alla città. Se ne utilizzano le risorse, gli scarti e la manodopera.
3 esempi di obiettivi dell’agricoltura urbana:
- 1: Rendere la città più sostenibile
I progetti di agricoltura urbana vogliono prima di tutto ridurre i trasporti di prodotti agricoli da un’area all’altra e produrre in loco alimenti di qualità.
“orto sul tetto agro paris tech”
da: agroparistech.fr
Oltre a contribuire allo sviluppo di filiere più corte dal produttore al consumatore, l’orto sul tetto è un ecosistema a sé stante. I rifiuti urbani producono il compost utilizzato come concime, mentre vermi, insetti e funghi contribuiscono al nutrimento del terreno e al mantenimento della biodiversità.
Questo spazio produce anche un’isolotto di calore.
- 2: Rendere la città autosufficiente
Uno degli obiettivi, forse quello più vicino all’utopia, dell’agricoltura urbana, è quello di rendere la città autosufficiente.
Un primo limite è la mancanza di spazio, poiché nelle città non si trovano necessariamente campi da coltivare. Le fattorie verticali potrebbero essere la soluzione. Come dice il nome, l’agricoltura verticale permette di creare uno spazio agricolo in verticale, sfruttando l’altezza dell’edificio. È un tipo di agricoltura che aiuterebbe la lotta contro la povertà, facendone il centro dello sviluppo economico della città.
- 3: Interazione sociale, educazione, hobby
Il terzo obiettivo è quello di sensibilizzare e coinvolgere bambini e studenti perché questi possano ritrovarsi in uno spazio di interazione sociale.
Un giardino didattico a Washington (D.C.) - Fonte: Vivre en Ville
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