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Intervista all'architetto Luca Riperto

 

Intervistiamo l’architetto Luca Riperto, nostro partner e architetto che opera a Torino.

 

Che percorso di studi ha effettuato per diventare architetto?

Ho frequentato il liceo artistico Renato Cottini, sezione architettura, dove ho conosciuto ed avuto come docenti artisti ed architetti di talento e di una certa notorietà. 

È seguita la laurea in Architettura presso la Facoltà di Architettura – Politecnico di Torino, nonché, oltre alla ormai obbligatoria formazione continua prevista dalla normativa nazionale, una serie di corsi post laurea sulla sostenibilità in ambito architettonico presso iiSBE Italia, conclusasi con l’inserimento nell’elenco di esperti Protocollo ITACA, una delle principali metodologie per la valutazione della sostenibilità degli edifici.

 

Qual è stato il suo percorso professionale fino ad oggi?

Come molti colleghi, ho iniziato a fare pratica presso gli studi professionali durante i corsi universitari, acquisendo un bagaglio pratico che mi ha permesso di superare l’esame di stato abilitante la professione nella prima sessione disponibile, dopo il conseguimento della laurea, e di vincere un concorso per la realizzazione di un’opera pubblica di lì a tre anni, nel 1999. 

La progettazione e la direzione lavori di un’opera pubblica piuttosto complessa è stata un’opportunità per definire delle prassi operative e di cantiere che sono state fondamentali nel proseguimento della professione che si è concentrata, negli anni successivi, sulla dimensione più intima dell’architettura residenziale, singolarmente e in collaborazione con altri architetti.

 

Cosa ama della sua professione e perché l’ha scelta?

Indubbiamente, nei primi anni, il desiderio di emulare i grandi architetti e il desiderio di esplorare nuove modalità espressive nel campo del design sono stati il motore della mia attività.

I concorsi di progettazione a cui ho partecipato sono stati, data la premessa, l’occasione per portare anche sul piano della competizione la passione per i temi dell’architettura. 

Con la maturità, l’interesse si è spostato sugli aspetti più umani della professione, il rapporto con l’ambiente e con la dimensione sostenibile del costruire. 

La consapevolezza dell’impatto sulle risorse naturali dell’attività umana primaria, cioè vivere in una casa, mi ha portato a fondare nel 2008, insieme ad un collega, il sito internet abitaresostenibile, dedicato alla divulgazione e alla promozione della sostenibilità nel campo dell’architettura. 

Parallelamente, si è fatto più forte il desiderio di contribuire alla conservazione e alla valorizzazione del contesto storico in cui sempre più spesso si opera, cercando di preservarlo dal degrado e dall’abbandono.

 

Quali sono le principali difficoltà della sua professione?

Al di là di quelle note a tutti, cioè la burocrazia, i costi sempre in aumento, la normativa a volte soffocante, la difficoltà più grande, ma anche la più grande sfida, rimane sempre quella di trovare in ogni progetto il punto di equilibrio tra razionalità ed emozione.

 

Secondo lei, qual è il ruolo principale di un architetto?

Oggi l’architetto ha un ruolo centrale nella trasformazione dell’ambiente, antropizzato o naturale che sia. 

La formazione al contempo umanistica e tecnica lo pone come soggetto di connessione tra la dimensione della richiesta (miglioramento della qualità della vita, realizzazione delle proprie aspirazioni, protezione per sé stessi, per i propri cari e per l’ambiente naturale, conservazione del patrimonio storico e della memoria) e il sistema della risposta (la realtà artigianale, industriale, tecnologica e scientifica, il quadro normativo, il mercato). 

Per la committenza privata e pubblica l’architetto è l’interlocutore naturale a cui comunicare il proprio bagaglio di richieste ed esigenze, affidandone l'interpretazione e la traduzione nella lingua del mondo della produzione e della trasformazione.

 

Qual è, secondo lei, una qualità indispensabile per esercitare la sua professione?

Ascoltare e comprendere senza pregiudizi, perché ogni visione della realtà è personale e mai perfettamente sovrapponibile ad altre. 

L’ascolto aperto verso la committenza è fondamentale per realizzare gli obiettivi di un intervento, così come l’ascolto delle istanze di collaboratori, fornitori e maestranze può consentire di ottenere il meglio da tutti gli attori protagonisti dell’opera. 

 

In cosa consiste la sua professione?

Spesso rendere realizzabile quello che si crede impossibile…

 

Cosa la motiva di più nella sua professione?

Può sembrare ovvio ma è la soddisfazione del committente o dell’utente finale. Senza questo riscontro fondamentale, progettare diventerebbe un esercizio fine a sé stesso, senza prospettive.

 

Di quale progetto conserva più ricordi?

I ricordi sono tanti… Penso ad un intervento di ristrutturazione di un ampio attico affacciato sul mare Ligure, alcuni anni fa. 

Un progetto declinato ai temi dell’ospitalità e del loisir, senza quei vincoli economici stringenti che limitano spesso la libertà compositiva. Un periodo positivo, in studio e in cantiere, dove la vista sul mare e la disponibilità delle persone hanno reso il lavoro gradevole, nonostante le lunghe e ripetute trasferte.

 

Qual è la sua città preferita?

La mia città, Torino. Perché? Per spiegarlo uso le parole di Italo Calvino: ”Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre alla follia.

 

Se dovesse costruirsi una casa, che aspetto avrebbe?

Sicuramente includerebbe soluzioni già apparse nei progetti realizzati ma sarebbe anche l’occasione per sperimentare idee che sono rimaste finora sulla carta.

Il rapporto tra spazi interni ed esterni sarebbe centrale nel progetto: alternando pareti opache e trasparenti, andrei alla ricerca di viste suggestive sul mondo circostante, inquadrandolo e portandolo all’interno degli spazi confinati. 

Al contempo, predisporrei degli spazi esterni privati, intimi, verso i quali aprire gli ambiti interni, a prosecuzione degli stessi. L’orientamento vario delle aperture, derivante da questa impostazione, consente anche di gestire la luce naturale durante la giornata pertanto gli ambienti interni sarebbero caratterizzati da scenari in continuo mutamento con il percorso solare. Gli spazi sarebbero ovviamente proporzionati, anche in altezza, alle destinazioni previste per ognuno. 

Il tutto sarebbe cucito insieme da scelte formali lineari, essenziali, con materiali declinati nelle loro espressioni più naturali allo scopo di trasmettere sensazioni di accoglienza, tranquillità e comfort.Gli arredi sarebbero minimi ed essenziali, con grandi pareti contenitore a scomparsa.

 

Dove trova l’ispirazione?

Ogni luogo è caratterizzato da un Genius Loci, un qualche elemento di relazione unico tra spazio, il suo uso e il suo esistere nel tempo. 

Il rapporto tra il Genius Loci e le richieste dell’utenza genera una serie di combinazioni alle quali attingo per le mie idee.

 

Come definisce la relazione tra l’architetto e il cliente?

E’ una relazione di reciproca fiducia, di simpatia, per usare un’espressione di Achille Castiglioni, intesa come affinità, sintonia, reciprocità appunto. 

Quando questa relazione funziona, si rimane spesso in contatto anche dopo la fine dei lavori e, qualche volta, si diventa anche amici.

 

In cosa è specializzato?

Negli ultimi anni mi sono concentrato sulla progettazione residenziale, nell’ambito della ristrutturazione e della nuova costruzione. 

In particolare, dedico alla distribuzione degli spazi un’attenzione prioritaria in ogni progetto, cercando sempre soluzioni originali che rendano unico l’ambiente da realizzare.

 

Qual è la sua app preferita al momento?

La mia app preferita è quella che mi permette di realizzare al meglio quello che ho in mente di fare in un dato momento…

 

Lasci un messaggio per i suoi futuri clienti.

Viviamo in una realtà sempre più complessa dal punto di vista tecnologico e normativo, gestire un processo edilizio richiede competenza e coordinamento. 

Spesso anche la scelta dei materiali implica il ricorso a criteri che superano l’usuale valutazione estetica. Il messaggio, o il consiglio, che voglio pertanto lasciare ad un futuro cliente, così come a chiunque voglia cimentarsi con la ristrutturazione o la realizzazione di un immobile, è di affidarsi ad un esperto. 

L’assistenza di un architetto solo in apparenza è un costo aggiuntivo, il suo compenso è coperto dal risparmio generato dalla razionalità delle scelte, dal controllo sui prezzi, dalla verifica della correttezza delle lavorazioni, dalla qualità finale dell’intervento.

 

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e aver preso parte a questa intervista.

Se state cercando un architetto a Torino e provincia visitate la scheda profilo dell’architetto Luca Riperto sul nostro portale!

 

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